Il 29 Novembre 2012 ha avuto luogo la festa per  i primi trent’anni di vita del “Pisanova”.
Pubblichiamo la relazione con cui è stato presentato il libretto distribuito a tutti i presenti.

Quì si può scaricare l’‘intero opuscolo in formato PDF.

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RELAZIONE

Qualche parola per presentare il libretto che vi abbiamo distribuito, riassumendone i passaggi che a noi appaiono più significativi. Con l’opuscolo ci siamo voluti togliere la piccola soddisfazione di fissare sulla carta una vicenda lunga trent’anni (come dice il nostro Graziano Orsi, si sappia che il “Pisanova” non è nato, come un fungo, dalla sera alla mattina). Vicenda che è stata, da una parte piena zeppa di difficoltà, ma dall’altra ci ha ripagati con alcuni successi tra cui, quello più importante, esserci messo sulla testa un tetto vero e proprio dopo aver svolta l’attività per tanti anni in strutture precarie. Oggi abbiamo una sede che è giudicata positivamente da molti, tanto è vero che vi sono stati ospitati eventi di rilievo, basti ricordare personaggi come Romano Prodi, Matteo Renzi, Susanna Camusso e per ultimo, pochi giorni fa, Massimo D’Alema. Manca Bersani, ma ora gli si scrive che ci venga a trovare.

Il libretto è anche l’occasione per ringraziare quei circoli ARCI che nel 1984, quando fummo sfrattati da via Bargagna, ci aiutarono donandoci oltre sedici milioni di lire. Non si può fare a meno di nominarli uno a uno: Balalaika, Putignano, Alberone, Cavallino Rosso, Acit, Riglione, Il Gatto verde, I Passi, Gagno, La Vettola, CEP, Pisanello, Colignola, S.Ermete e La Valle. Un aiuto considerevole venne anche dalla Federazione provinciale del Partito Comunista Italiano e dalla Sezione Vasco Viviani dello stesso partito. Insomma, ci furono da più parti atti di solidarietà che ci aiutarono molto, al di là dell’aspetto economico, a superare il trauma della denuncia che seguì allo sfratto e che colpì alcuni di noi e della conseguente vicenda giudiziaria che si concluse con la condanna di Agostino Scacciati, l’allora presidente del Pisanova.

Ma anche noi non si aspettò la manna dal cielo e facemmo la nostra parte andando a bussare a tutte le porte del quartiere e raccogliendo contributi di mille, cinque o diecimila  lire per un  importo complessivo ragguardevole che raggiunse gli otto milioni. Nel contempo, continuammo a svolgere tutta l’attività (anche la gestione del bar) con il lavoro volontario. Così riuscimmo a levare le gambe dai debiti che ci aveva procurato lo spostamento da via Bargagna.

L’episodio della denuncia non offusca la limpidezza del comportamento del Circolo teso sempre al rispetto della legalità. Colpevole fu la debolezza dell’Amministrazione Comunale di allora che revocò la concessione dopo quasi due anni!

Allo stesso tempo, va riconosciuto che, in quel frangente, limpido fu anche l’operato di alcuni amministratori. Per esempio, l’onorevole Anselmo Pucci, già mezzadro e dirigente contadino, che ci prospettò nella sua qualità di assessore ai beni patrimoniali una sede alternativa a quella di via Bargagna. Fu così che approdammo in via Frascani con l’acquisto di una particella di 2600 metri quadrati pagandola oltre 10 milioni. Anselmo Pucci, un modello da mettere a confronto con le pratiche di esponenti di certi partiti che hanno consegnato la politica alla fogna attuale. Nella vicenda del Circolo, invece, ci sono tutti gli elementi per affermare che la politica può essere una cosa pulita e trasparente. Si può iniziare con Rolando Parentini, uno dei nostri soci fondatori, che avvia il proprio ricevutario di collettore della sottoscrizione versando lui per primo una somma, o ai molti che nel tempo hanno regalato quantità importanti di lavoro o dedicato il loro tempo libero al Circolo. Il comportamento di Anselmo Pucci, di un dirigente politico, era  modello per tanti militanti e nel contempo il comportamento di militanti come il Parentini esigeva la massima coerenza del dirigente. Quando la politica è questo, un agire dove non ci sono secondi fini, si riesce a costruire una casa del popolo, un bene di tutti.

Oggi, gli spazi dove i cittadini possono esprimersi così, sono in pericolo. Eppure sono spazi sanciti dalla Costituzione, dove all’articolo 18 si afferma che i cittadini possono associarsi liberamente. Quando il governo Monti dichiara di voler colpire fiscalmente i soggetti no profit, va in questa direzione. Se si procedesse così, esperienze come la nostra, nel giro di poco tempo, non sarebbero più possibili.

Facendo un passo indietro, ricostruiamo com’è stato possibile far nascere una casa del popolo nella parte nuova della città. L’inizio si è avuto con la presenza di una cellula del Partito Comunista in via Norvegia. Siamo partiti da lì, perché era evidente che loro non si sarebbero lasciati sfuggire l’opportunità della politica come risorsa, deprivati com’erano di tutto. E infatti così è avvenuto. Nel creare la cellula del PCI di via Norvegia, fummo facilitati in quanto molti che vi si erano insediati erano stati iscritti al PCI nei luoghi di provenienza. E questa stessa cultura politica di militanti del partito storico della sinistra, gli fece vedere subito l’obiettivo della casa del popolo.

Quindi, proprio nella via più chiacchierata del quartiere, lì più che altrove si manifestarono disponibilità ed impegno per costruire il nuovo soggetto. Siamo all’inizio degli anni 80 e quasi tutte le case del popolo sono sorte, invece, nell’immediato dopoguerra. Avvertimmo la specialità della nostra vicenda essendone perciò, già a quel momento, orgogliosi.

Inoltrammo regolare domanda al Comune per avere assegnata una superficie abbandonata (dov’è ora la sede della Pubblica Assistenza). La domanda fu accolta contro il pagamento di un diritto per l’occupazione di suolo pubblico. A quel punto, con l’apporto volontario di molti, si dette l’avvio ai lavori: ripulitura del terreno, costruzione della pista da ballo e delle strutture precarie per la cucina e il magazzino, mentre il bar venne collocato in un container coibentato.  Ricordo la sera dell’inaugurazione: molte delle donne del Circolo avevano preparato la zuppa, cominciò a piovere e ci riparammo nel palco dell’orchestra e sotto le provvidenziali tettoie del Conti Renato. Una vera festa di popolo!

Scegliemmo da subito la parola d’ordine che ci seguirà fino in fondo: “costruiamo insieme la pace”. Era e rimane la nostra bandiera, oggi più che mai attuale.

Con i poveri mezzi disponibili, dispiegammo tutte le attività che ancora oggi rappresentano l’offerta ricreativa del Pisanova: il ballo liscio, la tombola e le cene.

Fu nel 1984 che si verificò lo sconquasso per il mancato rinnovo del permesso di occupazione del terreno da parte dell’Amministrazione Comunale. Di qui l’intimazione a demolire la struttura, la resistenza della gente che si era fatta carico di un servizio sociale in una parte della città priva di qualsiasi struttura associativa, l’intervento della forza pubblica e la denuncia, di cui si è già fatto cenno.

Dopo lo sfratto, insediati da poco in via Frascani, si volle dare attuazione ad un altro obiettivo fissato proprio in apertura dell’atto costitutivo quando dice: “si sono riuniti oggi 20 novembre 1981 per costituire un circolo culturale, ricreativo e sportivo, i seguenti cittadini…” ecc. ecc.  L’attività sportiva ci avrebbe consentito di attrarre altre fasce di abitanti, in particolare i giovani fino ad allora scarsamente rappresentati nella base sociale nostra. Così ci proponemmo per gestire il terreno adiacente facendo presentare la richiesta allo SPI-CGIL. Il sindacato ottenne la concessione e il Circolo mise in moto uomini e mezzi creando una superficie attrezzata con porte e recinzione  per impedire che il pallone si perdesse. E ancora questo con il lavoro volontario e con alcuni fondi raccolti tra i soci. Chiarisce bene lo spirito che muove il Circolo in quel periodo la delibera del Consiglio Direttivo che trovate a pagina 19. Poi, il terreno che i vecchi del Circolo avevano ripulito, per l’insipienza dell’Assessore allo Sport del tempo, ritornò nella disponibilità dell’Amministrazione Comunale e venne concesso alla cooperativa Paideia che lo ha impiegato, in parte, per una scuola dell’infanzia, mentre il resto è ripiombato nell’abbandono perché la cooperativa non ha la forza né la volontà di arredarlo a verde attrezzato come da progetto. Ad un certo punto ritorniamo interlocutori per l’utilizzo della parte abbandonata, ma la convocazione non ci viene dal Comune bensì dallo studio di un commercialista. Mentre si svolgeva questa procedura anomala, destinata a non produrre effetti,  l’area è servita come discarica abusiva e ricettaccolo di topi.

Per parte nostra abbiamo maturato una convinzione: la casa del popolo, che negli anni cinquanta abbracciava operai e contadini, oggi dovrebbe riuscire ad ospitare studenti, donne, ecc., ma per limiti strutturali non riesce a rispondere a queste diverse domande. Abbiamo toccato con mano questi limiti ascoltando il Sindaco auspicare la nascita di centri di base per la prevenzione di determinate affezioni provocate da stili di vita non corretti. Così abbiamo coinvolto due associazioni aderenti all’UISP e precisamente la Polisportiva “Pisanova”, nata da una costola del Circolo tanti anni fa, e la Polisportiva “Alhambra”. Il progetto di massima, che è scaturito dall’incontro con le due associazioni , è quello di costruire, nella rimanente superficie della nostra particella, una struttura da adibire a palestra. L’offerta di quello che abbiamo denominato “Centro per il benessere della persona”, andrebbe ad intercettare una domanda potenzialmente rilevante. Realizzare il Centro, per cui abbiamo già disponibile la volumetria necessaria concessaci con una delibera del Consiglio Comunale, presuppone l’utilizzo del terreno abbandonato nella particella accanto alla nostra.

La proposta è stata inviata al Comune nel febbraio del 2011 e ad oggi giace inevasa. Anzi, negli ultimi tempi, si vocifera che sulla particella in questione possa essere costruito un lotto di case popolari previsto inizialmente in via Norvegia. Noi chiediamo, invece, che il terreno venga lasciato a disposizione per servizi dell’asilo e del Circolo.

Ritornando alla vicenda del “Pisanova”, sul finire degli anni novanta, avviato il procedimento per approvare lo strumento urbanistico dell’area compresa fra via Italo Bargagna e via Paradisa, cominciammo a pensare più nel dettaglio ad una sede definitiva. La precarietà in cui avevamo sempre agito ci faceva ambire  ad un ambiente più adatto dove lavorare. Ce lo meritavamo dopo il box e le tettoie attrezzate da “Renato”.

Per raggiungere l’obiettivo, già nel 1989 riusciamo a completare una procedura inusuale per i circoli ARCI ottenendo dalla Regione il riconoscimento della personalità giuridica, finalizzata proprio a rendere possibile la richiesta di un eventuale mutuo alle banche: essere associazione riconosciuta costituiva allora requisito indispensabile per ottenere un prestito.

Ma solo all’inizio del duemila, messo da parte un bel gruzzolo (400 milioni di lire), ci avventurammo a progettare una casa del popolo “immensa” (almeno così appariva a noi), che poi, per essere realizzata, ha richiesto un investimento di oltre due miliardi di vecchie lire. Confidavamo di fronteggiare la spesa con le disponibilità a quel momento (i 400 milioni), con i contributi che si sperava ci sarebbero stati assegnati dall’Amministrazione Comunale in base alla legge regionale n. 41 e il rimanente importo con un mutuo. Mantenendo i livelli delle entrate derivanti dalle diverse attività a quel momento, il Circolo sarebbe stato in grado di pagare regolarmente le rate semestrali del mutuo quindicennale che la Cassa di Risparmio di Pisa si dichiarò disposta a concederci. Nel conteggio delle entrate erano compresi i proventi che derivavano dalla cessione in affitto dell’attività del bar, con ciò innovando alla pratica corrente nei circoli ARCI dei contratti di associazione in partecipazione.

Il progetto fu elaborato da Manrico Logli e Francesco Stoppaccioli e la struttura venne realizzata dalla cooperativa “La Rinascita” di Cascina.

Così, il 24 Luglio 2004, abbiamo inaugurato la nuova sede.

Le nostre attività tradizionali, soprattutto il ballo liscio, funzionano e ci hanno consentito finora di restituire puntualmente le rate del mutuo, che assommano a circa 30.000 euro ogni 6 mesi. Per il mutuo di 700.000 euro, entrato in ammortamento nel 2005, alla data odierna sono stati restituiti complessivamente 502.960 euro, tra quote capitale e interessi. In pratica, abbiamo già scollettato perché il mutuo si estinguerà con la rata del gennaio 2019.

Coerentemente con l’impostazione iniziale, il 29 Dicembre 2009 si è voluto sottolineare la nostra scelta di fondo per la non violenza e per la pace, dedicando il circolo a Tom Benetollo, indimenticabile presidente dell’ARCI nazionale e prestigiosa figura di pacifista. Era presente Eva Fratucello, compagna di Benetollo, il figlio e rappresentanti della Repubblica Araba Saharawi Democratica, per la cui libertà tanto impegno aveva profuso Tom.

A questo punto, dopo tanta strada percorsa, vorremmo lasciare il “Pisanova” in mani giovani e affidabili, consapevoli che il Circolo è un bene di tutti, il cui uso non deve essere piegato a fini personali. Tentativi in questo senso ci possono essere. A quel punto il bene di tutti andrebbe disperso. Per scongiurare un simile esito distruttivo, bisogna che ci sia partecipazione, che molti entrino a far parte della cerchia dei volontari. Un bel contributo in questo senso verrebbe proprio dalla realizzazione del “Centro per il benessere della persona”. Vogliamo rassicurare fin da ora chi intendesse dare una mano, che nel “Pisanova” non si viene a far numero, qui non viene praticata la delega a uno o a pochi. Alle riunioni del Consiglio Direttivo che facciamo, con periodicità mensile, sono presenti, oltre i quindici consiglieri, anche gli altri volontari e tutti sono al corrente, nel dettaglio, su tutto quanto succede nel Circolo.

Un ricordo per quelli che non ci sono più. Nell’opuscolo, abbiamo dedicato un breve profilo ad Agostino Scacciati, Rolando Parentini, Angiolino Orsucci, Isa Gemmi, Ermanno Conti, Nello Giuntini, Enrico Achilli e Luigi Gianetri. Ma sono parecchi (alcuni dei quali citati qua e là nel libretto), quelli che hanno incrociato il “Pisanova” contribuendo al suo consolidamento.

Agli altri, che stasera sono con noi, un grazie grande.

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